La cooperazione tra osteopati e odontoiatri negli ultimi anni si è sempre più rinsaldata. Bocca e denti devono essere considerati come parti di un’unica entità, quindi è necessario un approccio “d’insieme” ai problemi della cavità orale, quale può offrire l’osteopatia.
Non sottovalutare la cura del cavo orale
Una bocca in salute adempie correttamente a tutte le sue numerose funzioni (masticazione, deglutizione, fonazione, respirazione), ed è essenziale per un corretto equilibrio posturale e una regolare deambulazione.
L’osteopatia permette di calcolare l’effetto sull’intero organismo delle problematiche stomatognatiche e viceversa, quindi gli osteopati possono collaborare negli interventi in ambito ortodontico. È il caso del bruxismo, il fenomeno involontario che comporta il digrignamento dei denti.
E’ stato osservato che la maggior parte delle persone affette da bruxismo mostra un allineamento scorretto delle arcate dentarie. Sfruttando i rimedi bite applicati durante la notte, sarà favorito l’allineamento dentale e saranno ridotte le tensioni muscolari del collo e della mandibola.
Un altro caso in cui il trattamento manipolativo è consigliato, è l’impiego dell’apparecchio ortodontico, prima, durante e dopo l’installazione, al fine di permettere l’adattamento del corpo ai mutamenti che gli vengono imposti. Il ricorso all’osteopatia è anche consigliato per i problemi alla mandibola, come malocclusioni, difficoltà di deglutizione o masticazione, durante i quali i muscoli interessati, se troppo contratti, provocano tensioni al volto, al collo e alla schiena.
L’osteopatia ci consente di valutare l’impatto sull’intero organismo delle problematiche orali e viceversa, ovvero l’impatto che i problemi extra-stomatognatici possono avere sulla bocca.
L’osteopata può collaborare con il medico dentista nella risoluzione di varie problematiche occlusali attraverso la valutazione del rapporto mandibola – mascellare: queste due ossa infatti possono essere influenzate dal tipo di cranio del paziente e da disfunzioni della sinfisi sfenobasilare (prevalentemente side-bending rotation, strain veticale o laterale). La bocca e la mandibola non sono parti separate dal resto del corpo ed i cambiamenti in queste zone influenzeranno il corpo stesso e viceversa.
Inoltre l’intervento osteopatico consentirà all’ortodonzista un lavoro più facile, e per il paziente più breve e meno doloroso. Permetterà un controllo costante verificando che gli apparecchi e gli aggiustamenti siano compatibili, aiutando il corpo ad accettare i cambiamenti causati dall’adattamento ad una nuova postura e riducendo al minimo i sintomi.
Infatti qualsiasi intervento che comporti modifiche occlusali (apparecchi ortodontici, protesi, estrazioni) comporta un adeguamento posturale. L’intervento dell’osteopata può facilitare questo adattamento, o può correggere i fastidi correlati. L’osteopatia è particolarmente utile nei casi di trattamento ortodontico, di ricostruzione dell’occlusione, o per trattare problemi a carico dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM).
Il lavoro dell’osteopata ottimizza e accelera il trattamento ortodontico (a condizione che questi vada nella direzione della fisiologia posturale). L’osteopatia, entro certi margini, può aiutare a minimizzare le conseguenze di una cattiva occlusione, anche quando non vi sia intervento ortodontico. Tuttavia fin a quando vi sia una reale mal occlusione, le correzioni osteopatiche non possono durare a lungo: risulta quindi necessaria una stretta collaborazione tra dentista e osteopata per superare un problema (mal di schiena o mal di testa muscolo tensivi, etc.) la cui origine risiede in una cattiva occlusione.