Il termine “scoliosi” (o meglio denominata roto-scoliosi) indica una condizione definita in letteratura come benigna, progressiva e che permane in qualsiasi posizione, in cui è presente una deformazione strutturale e tridimensionale della colonna vertebrale che si manifesta sia con flessione e una rotazione dei corpi vertebrali, ma anche con una loro inclinazione laterale e che può presentarsi in qualsiasi regione della colonna stessa.

Differenza tra roto-scoliosi e scoliosi funzionale

La roto-scoliosi

Dobbiamo sottolineare come la roto-scoliosi sia un’alterazione intrinseca della colonna vertebrale. Dal punto di vista osteopatico, l’alterazione che interessa soprattutto i suoi meccanismi di supporto sul piano coronale (o frontale), a causa del rimodellamento dei tessuti vertebrali stessi, favorisce una perdita di flessibilità e una diminuzione del range articolare delle unità vertebrali interessate e della capacità di movimento delle coste e della gabbia toracica.

Essa può essere idiopatica, ossia che non si è riconosciuta una causa che ne determini l’insorgenza, oppure può essere secondaria ad un’altra condizione: il 20%-25% dei casi infatti annovera tra le cause di manifestazione almeno una patologia, un infortunio, una mutazione o alterazioni congenite, una dismetria degli arti inferiori (anche se si ricorda che una discrepanza nella lunghezza degli arti inferiori si osserva solitamente in circa il 3-15% della popolazione) o un’asimmetria del cingolo pelvico.

La scoliosi funzionale

Al contrario una scoliosi funzionale, chiamata anche atteggiamento scoliotico, è un’alterazione modificabile a livello della colonna vertebrale: essa, infatti, riesce a riprendere una configurazione fisiologica quando il paziente si sdraia o effettua un’inclinazione laterale dallo stesso lato della convessità della curva.

Conseguenze di una roto-scoliosi

Se vogliamo approfondire il discorso a livello funzionale, un’alterazione vertebrale come quella sopra descritta, può essere considerata come la conseguenza delle relazioni che si interpongono tra diversi sistemi corporei, per esempio tra il sistema posturale, il sistema dell’equilibrio, quello muscolo-scheletrico, il sistema nervoso centrale e quello psico-emotivo, ma anche tra i sistemi sensoriali (in particolar modo vista e udito).

Proprio per questo suo substrato sistemico, la roto-scoliosi (ma anche una scoliosi funzionale che può comunque progredire e aggravarsi nel tempo) è una condizione corporea che va trattata fin dagli esordi, al fine di ottenere una migliore gestione delle porzioni vertebrali interessate, ma anche degli arti inferiori e superiori, del tronco e dell’addome e del loro contenuto, soprattutto per quanto riguarda pazienti pediatrici, in cui è stata appena rilevata, ma in ogni caso anche per quanto riguarda i soggetti più anziani.

Se non trattata, o comunque gestita attraverso cambiamenti comportamentali, le conseguenze di una roto-scoliosi potrebbero essere: la presenza di dolore cronico, soprattutto a livello della colonna vertebrale (lombalgia, mal di schiena), un interessamento della funzione cardio-polmonare, soprattutto per quanto riguarda la restrizione della compliance polmonare, una diminuzione della qualità di vita, sia come attività giornaliere che come grado di socialità, problematiche e dolori muscolo-scheletrici e articolari, disturbi della propriocezione, la possibilità di insorgenza di radicolopatie, disturbi dell’equilibrio soprattutto durante la camminata e di conseguenza anche anomalie del ciclo del passo.

Visita posturale osteopatica in caso di roto-scoliosi

L’equilibrio posturale è definito come la capacità di mantenere l’ortostasi, senza assistenza e senza cadute, tramite adattamenti efficienti che fanno interagire in maniera efficace, per ogni singola persona in modo unico e irripetibile, le varie parti del soggetto fra di loro e con lo spazio che le circonda.

L’esame della funzionalità dell’equilibrio posturale del paziente è quindi un passaggio meticoloso e fondamentale durante le visite osteopatiche, proprio per le sue molteplici interrelazioni sistemiche che abbiamo visto.

Si deve però sottolineare e sempre tenere bene a mente che in posizione statica il centro di massa corporeo si trova relativamente sopraelevato, mentre la base di appoggio è solitamente ridotta: dati questi due elementi, si capisce come la postura sia intrinsecamente sia instabile che dinamica. Pertanto, è importante evidenziare che semplici considerazioni biomeccaniche a questo livello possono spiegare il comportamento posturale solo in parte.

L’approccio osteopatico alla scoliosi

Date queste premesse, dobbiamo quindi necessariamente evidenziare che l’approccio osteopatico, come anche durante l’esame obiettivo posturale, analizza il corpo del paziente in toto e a livello multidimensionale, basandosi su diversi parametri: colore, secchezza, umidità e temperatura della cute, presenza di edemi, tensioni viscerali, distribuzione dei carichi e disposizione del corpo nello spazio, confronto tra porzione destra e sinistra, sia a livello di stabilità che di movimento, simmetria tra le componenti anatomiche contigue e non (in particolare per quanto riguarda le zone ricche di recettori come a livello dell’allineamento oculare, dell’articolazione temporo-mandibolare e dell’appoggio plantare) e rinvenimento di disfunzioni somatiche primarie e secondarie.

Il paziente permane quindi nella posizione a lui più comoda per qualche minuto, mentre l’osteopata lo osserva sia da lontano che da vicino e testa funzionalmente le varie parti del corpo, le loro proporzioni e le loro correlazioni, che non sempre si trovano a livello loco-regionale, sia in ortostasi che da sdraiato sul lettino.

In caso di roto-scoliosi sarà utile prestare attenzione in particolar modo alle alterazioni sul piano frontale per quanto riguarda la linea di gravità mediana, al fine di identificare eventuali deviazioni latero-torsive, mentre sul piano laterale e a livello della linea di gravità laterale sarà doveroso identificare eventuali deviazioni antero-posteriori, soprattutto a livello dei passaggi di curva e del cingolo pelvico.

Nel caso di una roto-scoliosi infine, è utile procedere anche a un test manuale più appropriato, come il test di Adam, in associazione alla visione di una recente RX o risonanza magnetica, in cui si appura il posizionamento dei peduncoli vertebrali.

Il trattamento osteopatico per la scoliosi a Savona è utile in particolar modo su bambini e adolescenti, in quanto consente una buona prevenzione; tuttavia, è utile anche dal punto di vista terapeutico e funzionale negli adulti e negli anziani.

Bibliografia:

Karimi MT, Rabczuk T. “Scoliosis conservative treatment: A review of literature” – J Craniovertebr Junction Spine. 2018 Jan-Mar;9(1):3-8. doi: 10.4103/jcvjs.JCVJS_39_17.

Menger RP, Sin AH. “Adolescent and Idiopathic Scoliosis” – 2022 Apr 9. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2022 Jan–.

Petrizzo and Frangella, 2018 “Progressive Infantile Scoliosis Managed With Osteopathic Manipulative Treatment” – J Am Osteopath Assoc. 2018 Jul 1;118(7):431. doi: 10.7556/jaoa.2018.096.

Feely and Kapraun, 2017 “Progressive Infantile Scoliosis Managed With Osteopathic Manipulative Treatment” – J Am Osteopath Assoc. 2017 Sep 1;117(9):595-599. doi: 10.7556/jaoa.2017.114.

Hawes and O’Brien, 2006 “The transformation of spinal curvature into spinal deformity: pathological processes and implications for treatment” – Scoliosis. 2006 Mar 31;1(1):3. doi: 10.1186/1748-7161-1-3.

Ivanenko and Gurkinkel, 2018 “Human Postural Control” – Front Neurosci. 2018 Mar 20;12:171. doi: 10.3389/fnins.2018.00171. eCollection 2018.

Shadmehr, 2017 “Distinct neural circuits for control of movement vs. holding still” – J Neurophysiol. 2017 Apr 1;117(4):1431-1460. doi: 10.1152/jn.00840.2016. Epub 2017 Jan 4.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *